[L’uomo è misura di tutte le cose: Protagora e il relativismo]

Chi ha detto “l’uomo è misura di tutte le cose?
Il passo “l’uomo è misura di tutte le cose” è stato pronunciato e scritto da Protagora, il filosofo sofista di Abdera. Questa frase è una delle più celebri della filosofia greca. Per comprendere questo passo dobbiamo contestualizzarlo all’interno del relativismo gnoseologico. Questa corrente filosofica pone l’uomo al centro della conoscenza e della realtà.
Cosa vuol dire che l’uomo è al centro della conoscenza e della realtà?
Secondo la filosofia di Protagora la verità non è assoluta, ma dipende dalla percezione soggettiva di ciascun individuo. Quindi, da tenere in considerazione è il concetto di “soggettivo”. Cosa vuol dire che la percezione è soggettiva? Vuol dire che ognuno può sperimentare e interpretare in maniera differente la realtà a seconda della propria personale percezione delle cose. In altre parole, ogni persona è il metro con cui misura la realtà.
Da questa centralità dell’umano, il filosofo deriva una concezione relativistica della realtà. Quindi, non esiste una verità oggettiva per tutti: ciascun individuo si forma la sua opinione sulle cose, e non si può dire che una è più vera di un’altra.
D’altra parte le opinioni sono vere qui ed ora, sulla base delle sensazioni provate, della realtà così come appare al momento. Poiché tutto è soggetto a cambiamento, anche le sensazioni cambiano con l’età e le circostanze.

Come decidere, allora, fra diversi punti di vista?
Protagora introduce, quindi, un criterio dell’utilità, o criterio pragmatico, per decidere tra due questioni: conviene ritenere vero ciò che ci è più utile. E qui si giunge al cuore della filosofia sofistica, tutta rivolta al mondo degli affari umani, al discorso razionale, alla politica.
Vediamo uno scritto di Protagora tratto dal Teeteto di Platone:
“Io, (protagora), per me, sostengo che la verità sta come io ho scritto: esser cioè ciascuno di noi misura delle cose che sono e non sono; certo che poi ci corre un abisso tra l’un individuo e l’altro, per la ragione appunto che, per uno, sono ed appaiono certe date cose, per un altro, altre.”
Cos’è l’antilogica di Protagora?
Protagora propone, con l’antilogica, una tecnica che anticipa la dialettica Socratica in quanto arte della confutazione. Data un’affermazione, o logos, procedendo per passi logicamente obbligati si arriva ad un’affermazione che la distrugge. Così si formano i dissoi logoi, i “ragionamenti duplici”, ovvero argomentazioni in contrasto sullo stesso tema, l’una delle quali può indifferentemente sconfiggere l’altra.
Sul piano della religione, Protagora è ritenuto il primo degli agnostici poiché nella sua opera “Sugli Dei” affermava che: “intorno agli dei non ho alcuna possibilità di sapere né che sono né che non sono. Molti sono gli ostacoli che impediscono di sapere, sia l’oscurità dell’argomento sia la brevità della vita umana”.
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