Il bene della conoscenza contro l’ignoranza nei disturbi psicologici
I filosofi e la conoscenza. Uno dei più grandi filosofi della nostra storia, ovvero Socrate scriveva e pensava secoli prima di noi. Essendo il filosofo un pensatore alla ricerca delle verità e della razionalità, Socrate scriveva: “esiste un solo bene, la conoscenza e un solo male, l’ignoranza”.
Questo pensiero oggi più che mai appare attualissimo e ci aiuta a riflettere su quanto la conoscenza possa aiutarci in tante situazioni della vita.
dialogo e conoscenza della realta’
Informarsi, dialogare e conoscere le opinioni altrui ci aiuta ad avere una visuale più ampia della realtà e spesso possiamo renderci conto che il nostro punto di vista è riduttivo.
Quante cose pensavamo che poi si sono rivelate errate! A volte basta semplicemente aprirsi ad altre prospettive per accorgersi di sbagliare oppure di avere un’opinione errata.
Il confronto è una grande ricchezza che ci apre la via verso altri orizzonti.
Quello che manca oggi è proprio questa capacità di comunicare e di capirsi.
comunicazione e rispetto dell’opinione altrui
Alla base della comunicazione c’è innanzitutto il rispetto dell’opinione dell’altro che deve sentirsi libero di esprimersi e di farsi avanti con le proprie idee.
Quello che spesso manca è questo rispetto, quella capacità di lasciare libero l’altro di mettere in luce le proprie idee.
C’è spesso la volontà di prevaricare, di volere imporre il proprio parere a tutti i costi, senza comprendere le motivazioni altrui.
Ognuno ha un proprio vissuto e comunica in base alle proprie esperienze; ognuno è il protagonista della propria battaglia e solo lui sa quanto ha dovuto combattere per stare al mondo in quel preciso posto e in quel preciso istante.
atteggiamento e ignoranza
L’ignoranza sta proprio in questo atteggiamento che non lascia spazio all’altro di vivere e pensare secondo le proprie credenze.
C’è sempre una maggioranza che cerca di schiacciare la minoranza, senza rendersi conto che anche la minoranza esiste e ha diritto di vivere secondo il proprio modo, ovviamente nei limiti del rispetto.
Per fare un esempio pratico si pensi al grande problema oggi dei disturbi psicologici.
Sono sempre più diffusi i vissuti di ansia, depressione, solitudine, emarginazione ecc.
In merito ai disturbi psicologici c’è tanta ignoranza e tanta indifferenza.
Non essendo problemi di salute direttamente riscontrabili spesso non se ne capisce l’importanza e l’intensità.
C’è una paura della persona nel mettere in mostra le proprie vulnerabilità, le proprie difficoltà a causa dell’opinione comune.
C’è tanta compassione e comprensione di alcune tipologie di problemi di salute come tumori, malattie fisiche in generale ma di disagi psicologici si parla poco.
Sembrano quasi disagi invisibili, poco accettati dall’opinione pubblica e di cui si discute poco. C’è poca informazione e di conseguenza poco aiuto nei confronti di chi soffre.
sofferenza interiore e incomprensione
Chi ha una sofferenza interiore spesso non viene compreso, non viene aiutato perché agli occhi degli altri sembra quasi un malato immaginario.
Questa ignoranza in merito a queste problematiche non ha fatto altro che ingrandirle e diffonderle sempre di più.
Le persone che soffrono di depressione e che si nascondono in questo loro dolore sono tantissime perché in certe circostanze manca spesso il coraggio di aprirsi e parlare apertamente.
Molti disagi vengono sottovalutati, essendo sofferenze della mente e non direttamente diagnosticabili.
La conoscenza è anche questa, sta anche nell’apertura verso il prossimo e nel comprendere le sue sofferenze.
Bisognerebbe stendere meno veli sulle problematiche di tipo psicologico e accogliere di più il prossimo anche quando ci sono degli ostacoli.
La sofferenza psicologica non è una malattia immaginaria, esiste e tantissime persone la provano, i dati e le statistiche ci confermano questa realtà.
Quello che manca oggi e un tipo di ignoranza sempre più diffusa sta nel non voler accettare a 360 gradi l’altro, nella mancata volontà di volerlo capire e abbracciare nelle sue vulnerabilità.
La cultura che manca è proprio quella dell’accoglienza e ognuno dovrebbe rifletterci e fare in modo di non emarginare mai i più deboli.
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